Peirce afferma che è evidente come una sensazione non sia necessariamente un’intuizione, cioè una prima impressione dei sensi, e porta come esempio il senso della bellezza. Quando si prova la sensazione del bello come risultato di nozioni precedenti, essa emerge sempre come un predicato: si pensa, cioè, che qualcosa “è bello”. Ogni volta che una sensazione nasce in conseguenza di altre, l’esperienza (tramite induzione) mostra che queste ultime sono sempre, in una certa misura, complesse.
Egli spiega che, ad esempio, la sensazione di un tipo particolare di suono si sviluppa come effetto delle impressioni sui diversi nervi dell’orecchio, combinati in un certo modo e in successione rapida. Allo stesso modo, anche una sensazione di colore dipende da impressioni regolari e rapide sulla retina. La sensazione della bellezza, secondo lui, nasce da una molteplicità di altre impressioni. E questo processo, aggiunge, vale per ogni caso.
Inoltre, Peirce sottolinea che queste sensazioni sono in sé semplici, o comunque più semplici delle impressioni da cui derivano. Di conseguenza, egli sostiene che “una sensazione è un predicato semplice preso in luogo di un predicato complesso”; in altre parole, essa svolge la funzione di un’ipotesi.
Peirce osserva poi che il principio secondo cui a ogni cosa cui appartiene una data sensazione corrisponde una complessa serie di predicati non è un principio fondato sulla ragione, ma ha una natura arbitraria. Per questo motivo, paragona la nascita di una sensazione a una forma di inferenza ipotetica, che rientra nella categoria del ragionamento che procede “dalla definizione al definitum”, in cui la premessa maggiore è arbitraria.
Tuttavia, chiarisce una distinzione: mentre nel ragionamento verbale questa premessa è determinata dalle convenzioni del linguaggio (e stabilisce quando si deve usare una certa parola), nella formazione di una sensazione essa è determinata dalla costituzione naturale dell’essere umano, e stabilisce quando sorge una sensazione, cioè un segno mentale naturale.
In sintesi, Peirce sostiene che la sensazione, in quanto rappresenta qualcosa, è determinata da cognizioni precedentisecondo una legge logica (cioè sono queste cognizioni a determinare che si proverà una certa sensazione). Ma allo stesso tempo, in quanto la sensazione è semplicemente un sentimento di un certo tipo, essa è determinata da un potere oscuro e inesplicabile. In questo secondo aspetto, la sensazione non è una rappresentazione, ma solamente “la qualità materiale di una rappresentazione”.
Infine, Peirce osserva che, proprio come nel ragionamento “dalla definizione al definitum” il logico non si preoccupa di come suonerà la parola o di quante lettere essa conterrà, allo stesso modo, nel caso della sensazione determinata dalla nostra natura, non è stabilito da una legge interna quale aspetto debba avere la sensazione. Conclude quindi che un sentimento, in quanto sentimento, è semplicemente la qualità materiale di un segno mentale.
Per Peirce, tutto il ragionamento “è inferenziale (perché non esistono conoscenze innate o intuitive) e anche le sensazioni (all’origine delle nostre cognizioni) sorgono in conseguenza di molteplici impressioni interpretate secondo schemi, cognizioni e abitudini interpretative (anche corporali) – regole dunque – precedenti.“ (Anna Maria Lorusso)