Secondo De Saussurre, nel segno linguistico sono coinvolti due elementi astratti, legati tra loro da un rapporto di associazione. Su questo punto Saussure insiste con particolare enfasi: il segno linguistico non mette in relazione una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine acustica.
È importante chiarire che, secondo Saussure, l’immagine acustica non corrisponde al suono materiale né al prodotto fisico dell’emissione vocale. Si tratta piuttosto della traccia psichica di quel suono, cioè della sua rappresentazione mentale e astratta, così come ci viene restituita dalla percezione sensoriale. A conferma di questo, Saussure osserva che possiamo parlare a noi stessi o recitare mentalmente una poesia senza muovere le labbra: un esempio evidente del carattere immateriale e astratto dell’immagine acustica.
Il segno linguistico, dunque, è per Saussure “un’entità psichica a due facce”, formata da un concetto e da un’immagine acustica che si richiamano reciprocamente. Per maggiore chiarezza terminologica, Saussure propone di chiamare significato il concetto, e significante l’immagine acustica: il segno linguistico è quindi l’unione di un significante e di un significato.
Va sottolineato ancora una volta che i “termini implicati nel segno linguistico sono entrambi astratti e uniti dal legame dell’associazione“ e che“ il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine acustica“ (Stefano Traini. Le basi della semiotica)