Un’evoluzione interessante dell’analisi semantica componenziale avviata da Greimas è proposta da François Rastier, che attribuisce grande importanza al contesto nella significazione. Egli distingue tra semi inerenti (cioè i tratti che definiscono il semema) e semi contestuali (afferenti), sottolineando come questa distinzione metta in crisi l’idea strutturalista dell’inventariabilità del senso.
Per Rastier, infatti, la separazione tra tratti definitori e accessori è valida solo in teoria, perché nel contesto reale anche i tratti secondari possono diventare fondamentali. Le due categorie di semi hanno origini diverse: i tratti definitori appartengono al sistema generale della lingua, mentre quelli accessori derivano da diverse codificazioni (come quelle sociali, di genere, ecc.). Tuttavia, questo non significa che i tratti accessori siano meno importanti. Grazie anche al contributo di Rastier, la semiotica si orienta sempre più verso lo studio dei processi di significazione e di testualizzazione.
“La semiotica, mentre si è andata definendo come disciplina, ha progressivamente rinunciato allo studio dei segni isolati per preferire lo studio dei processi di significazione – intesi sia come processi di produzione segnica sia come processi di testualizzazione e messa in discorso.” (Anna Maria Lorusso. Semiotica. Raffaello Cortina Editore)