Daniele Barbieri propone di leggere il quadrato semiotico come l’articolazione tra due categorie fondamentali: Alterità e Trasformazione. La prima è ciò che consente l’esistenza dei termini, ossia tutto ciò che è concepibile o nominabile, anche se non ancora nominato o pensato. L’Alterità, precisa Barbieri, permette che esistano “le cose, gli enti, le proprietà, le azioni……
Pratiche raccontate e pratiche praticate: lo sguardo strabico dell’etnosemiotica
Tarcisio Lancioni sottolinea come la riflessione sull’etnosemiotica sia scaturita inizialmente da una motivazione pratica più che da un’intenzione teorica: comprendere, nell’ambito delle ricerche di mercato, la differenza tra le pratiche raccontate — ovvero le azioni descritte dai soggetti in interviste e focus group — e le pratiche praticate, osservabili direttamente nel loro svolgersi. Queste due modalità risultano…
Umberto Eco, il soggetto come semiosi in atto
Dopo la pubblicazione del Nome della rosa, Umberto Eco rispose a un giornalista che gli chiedeva dove si trovasse la soggettività dell’autore nel romanzo, affermando che “il soggetto è negli avverbi”. Quella che poteva sembrare una battuta, è stata interpretata da Patrizia Violi come una sintesi efficace di un’intera posizione teorica sul tema della soggettività, rintracciabile…
Il soggetto nella semiotica echiana: forma senza corpo?
Nel tratteggiare il profilo della soggettività nel Trattato di semiotica generale, Stefano Traini si sofferma sull’ultima sezione del testo, in cui Eco si interroga sul ruolo del soggetto nella pratica semiotica. Si tratta, osserva Traini, di “cinque pagine” nelle quali viene delineata una posizione precisa e, per certi aspetti, sorprendente. Secondo Eco, il soggetto non è…
Lector in Fabula. Le due generazioni della semiotica testuale
Nel panorama della semiotica testuale si delineano, secondo Umberto Eco, due grandi orientamenti teorici, che egli definisce come teorie di prima e seconda generazione. La distinzione non ha carattere cronologico, ma strutturale e metodologico. Le teorie di prima generazione si mostrano spesso “estremiste e vivacemente polemiche nei confronti della linguistica della frase”, e più in generale del concetto…
Hjelmslev tra linguistica e filosofia: da Saussure a Kant
Tra le principali fonti della teoria hjelmsleviana, Galofaro individua la tradizione saussuriana, con cui Hjelmslev entra in contatto almeno dal 1925. Più che Saussure in persona, sono le rielaborazioni successive a costituire il punto di riferimento diretto. Il progetto di una grammatica generale prevede infatti un inquadramento dei fenomeni linguistici all’interno di una semiotica più…
Paolo Fabbri. Oggetti, senso e segmentazione: verso una semiotica della significazione complessa
La Svolta Semiotica. Paolo Fabbri propone una riformulazione teorica della semiotica che superi gli ostacoli epistemologici legati alla nozione tradizionale di segno: abbandonare l’idea che i segni siano entità percepibili in sé, assegnabili a un lessico o a un’enciclopedia, e cominciare a considerarli come strategie semiotiche. In questa prospettiva, i lessemi non sono che strategie linguistiche…
Il volto del cibo. Semiotica della “facialization”
Massimo Leone propone una riflessione originale sulla relazione tra volto e cibo, fondandola su un assunto teorico: il volto è, in sé, un’affordance. In quanto tale, è una configurazione percepita come significativa, che emerge nel contesto dell’ambiente e viene immediatamente riconosciuta come dotata di senso. In questa prospettiva, anche il cibo può assumere un volto,…
L’universo segnico oltre il linguaggio verbale
Jakobson ha sempre rifiutato ogni riduzionismo che confinasse la significazione al solo linguaggio verbale. È questo, secondo Umberto Eco, uno dei tratti distintivi più potenti e innovativi del suo pensiero. L’intero universo culturale, afferma Jakobson, è attraversato dai segni. E la semiotica, proprio per questo, non può che estendersi a tutti i sistemi comunicativi, verbali…
Il paradigma semiotico echiano e l’eredità peirciana
Accanto alla semiologia di ispirazione barthesiana, Paolo Fabbri individua un secondo paradigma teorico, più stabile e coerente, che definisce “paradigma semiotico”, e che riassume sotto il nome di Umberto Eco. Questa impostazione si costituisce in modo alternativo rispetto all’eredità saussuriana, rifiutando la centralità della lingua verbale come punto di partenza dell’analisi semiotica. Fabbri osserva che…